Presentazione di libri su Carlo Porta
CARLO PORTA VIVE ANCORA
Il 5 gennaio 1821 moriva prematuramente il più grande genio poetico milanese ed europeo: Carlo Porta (1775 – 1821). Questo Swift ambrosiano è insuperabile nello stile e altero nei contenuti. La sua grandezza sta proprio in questo: pur avendo adottato la lingua locale, la sua poetica non è restata legata a dimensioni locali, ma ha assunto respiro europeo. Importante considerazione di questo sommo poeta è che il nòst Carlin nei suoi scritti si è quasi sempre dedicato a porre all’attenzione dell’opinione pubblica e dell’intellighenzia dell’epoca temi di un certo spessore: un vero e proprio intellettuale impegnato. Con questa pubblicazione si vuole onorare il bicentenario della sua scomparsa, facendo parlare per lui una trentina di lingue a testimonianza della universalità del suo messaggio. Tale pubblicazione nasce con lo scopo non solo di commemorare uno dei massimi poeti a cavallo tra ‘700 e ‘800, ma soprattutto, di far conoscere, tramite le traduzioni nelle lingue più disparate e diff use geograficamente, il bagaglio letterario portiano a coloro che fanno letteratura, di far conoscere la musicalità e l’estro metrico e contenutistico portiano e far sì che il nostro patrimonio continui ad esistere nel tempo e nello spazio, superando gli angusti confini lombardi e diventando patrimonio accessibile anche a quelli che non conoscono il milanese, proprio come è successo per Shakespeare ed altri notevoli autori cui il Porta si è ispirato.
CARLO PORTA E IL SUO DESTINO
Il luogo è Milano, solo con qualche pennellata veneziana. La voce principale è quella del protagonista, che condivide con i lettori le conversazioni con la moglie, i colloqui con gli amici, e i suoi segreti monologhi interiori di quel suo spirito chiuso nel pudore. A coloro che vorranno scoprire la poetica di Carlo Porta, el scior Carlin offre parole che diventano immagini scandite dalla nobilitata lengua milanesa: i personaggi amati, per contro l’antipatia nei confronti di un certo tipo di blasonati e di alcuni rappresentanti del clero, e ancora le sue visioni. Accanto al poeta, l’uomo. Che si vede costretto ad abbandonare le sue carte e le sue rime per andare al lavoro, faccenda sgradevole ma alla quale provvede con la volontà sostenuta dal senso del dovere. Che si dedica con affetto e tenerezza alla famiglia, la moglie e i figli; che sa essere piacevole amico che offre cordiale ospitalità nella “Cameretta”, una stanza della sua abitazione che diventerà luogo perfetto per discorrere di poesia e confrontarsi con intellettuali dallo spirito affine. Senza dimenticare di essere un’ottima forchetta, sempre che le pietanze siano – s’intende – meneghine. Carlo Porta, le vicende della sua vita, gli incontri, l’amore, le malinconie, gli entusiasmi; e quel suo sguardo, che lo rende attento testimone della società del suo tempo. La sua poesia, espressione della cultura e dell’identità ambrosiana che il suo genio restituisce ad alta voce.